In occasione della conviviale meridiana di Martedì 19 Ottobre, il Rotary Club Crema ha avuto il piacere di ascoltare l’intervento del socio Renato Ancorotti, imprenditore cremasco recentemente insignito dell’onorificenza di Cavaliere del Lavoro.
Presidente di Ancorotti Cosmetics, azienda leader nella produzione di cosmetici per conto terzi, che ha fondato insieme alla figlia Enrica nel 2009, nel Giugno di quest’anno è stato riconfermato per un secondo mandato alla presidenza di
Cosmetica Italia, l’Associazione confindustrialedi riferimento dell’industria cosmetica nazionale e della sua filiera, che guida dal 2018. Ed è proprio in rappresentanza delle oltre 600 imprese associate che ha parlato dei numeri di un settore tutt’altro che “frivolo”: in Italia, il business cosmetico genera annualmente un fatturato globale di circa 10,6 miliardi di euro, che diventano 33,2 miliardi se si considera l’intera filiera.
Il comparto, inoltre, impiega 36mila addetti diretti. La cifra sale a 400mila lavoratori se si considerano gli occupati afferenti ai canali di estetica, acconciatura, profumeria, farmacia, erboristeria, grande distribuzione e vendita diretta. Numeri importanti, che testimoniano il ruolo chiave che il comparto ricopre nella ripartenza dell’economia nazionale, con significative e positive ricadute sull’occupazione.
Al pari di food e fashion, la cosmesi è una vera eccellenza del Made-in-Italy; basti pensare che oltre la metà del make-up consumato sul mercato mondiale è prodotto nel nostro Paese, quota che in Europa arriva al 67%. Il dato esemplifica la vocazione all’export delle imprese italiane del beauty e si riflette sulla bilancia commerciale del comparto, storicamente in attivo.
Se è vero che nel 2020, a causa della pandemia, si è registrato un calo di fatturato di 12 punti percentuali, è altrettanto vero che la cosmesi è un settore resiliente, di natura aciclica e spesso anticiclica. Anche per questo, le previsioni per il prossimo futuro danno importanti segnali di ripresa, con un ritorno ai valori pre-Covid già a partire dall’anno prossimo.
L’agenda per la ripartenza è ben chiara e si concentra su tre imperativi: internazionalizzazione, digitalizzazione, sostenibilità. E la Ancorotti Cosmetics, gioiello della fior
ente Cosmetic Valley lombarda, è da tempo impegnata a lavorare proprio su questi frontiottenendo considerevoli risultati.A distanza di 10 anni dalla nascita, l’azienda è stata infatti annoverata tra le più performanti scale-up d’Italia, con un fatturato che è arrivato a superare i 100 milioni di euro. La società fornisce prodotti di make-up e skincare a circa 300 brand in 50 paesi diversi; le vendite all’estero costituiscono quasi il 90% del fatturato aziendale, con Europa e USA come principali destinazioni commerciali. Il mascara, primo prodotto ad essere sviluppato, rappresenta ancora oggi la sua punta di diamante.
Ancorotti Cosmetics vanta un organico altamente specializzato, composto per la maggior parte da donne, la cui bassa età media attesta l’attenzione che l’imprenditore riserva all’occupazione giovanile e l’impegno che investe in formazione.
Ultimo ma non meno importante, è stato trattato il tema della responsabilità d’impresa. Grazie al restauro dell’ex officina di macchine per scrivere Olivetti, edificio di grande pregio che ha fatto la storia dell’industria, Ancorotti Cosmetics ha ampliato la superficie produttiva senza consumo di suolo. Lo stabilimento, progettato negli anni ‘60 da Renzo Piano e Marco Zanuso, è tornato ad ospitare tecnologia e innovazione in un ambiente moderno, interconnesso e sostenibile. L’intervento di archeologia industriale, curato dall’architetto Marco Ermentini, è stato presentato alla Biennale di Venezia e ha ottenuto una menzione in occasione dell’11^ edizione del Premio Internazionale Dedalo Minosse per la categoria “recupero dell’esistente”.
Nell’ambito del progetto sono state implementate misure di efficientamento strutturale che, insieme all’upgrade del processo industriale in chiave 4.0, hanno permesso di dimezzare i consumi al metro quadro e di abbattere le emissioni dirette di CO2 del 65%. La fabbrica, inoltre, utilizza esclusivamente energia derivante da fonti rinnovabili ed è stato attivato un piano di compensazione dell’impatto ambientale generato dal
trasport o delle spedizioni attraverso il finanziamento di programmi per la salvaguardia climatica.
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